La mia casa editrice ideale: libera e reazionaria

La mia casa editrice ideale: libera e reazionaria

𝐏𝐞𝐫 𝐟𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐢𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐧 𝐢 𝐦𝐚𝐞𝐬𝐭𝐫𝐢𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐠

Il reazionario così come descritto nei dizionari e come viene solitamente rappresentato è «colui che sostiene il ritorno ad un precedente assetto storico e politico superato». È colui che «si oppone a qualunque progresso, riforma e innovazione». È il difensore della tradizione.

Trovo tutte queste definizioni parziali e fuorvianti. Non definiscono il soggetto. Ne tracciano uno sfocato ed inesatto profilo. Sono descrizioni di chi, indicando la luna in realtà si fissa sul dito, preferendo la via facile di una descrizione di comodo.

Anche chi si dichiara reazionario preferisce ancorarsi a impianti politici o filosofici del passato che per comodità, visto che sono già belli che confezionati, o per pigrizia o per mancanza di acume, vengono identificati come modelli di riferimento.

La mia definizione di reazionario è: “colui che è lo strenuo difensore del limite ultimo e invalicabile”.

Se prendiamo per buona questa definizione ci rendiamo subito conto che il reazionario prima di ergersi a difensore di quel limes invalicabile si pone due domande necessarie. Quale è questo limite? E dove si colloca? Proprio perché non vuole perdere energie dietro a pseudo-limiti falsi o parziali che reputa non degni di essere difesi strenuamente,

In questo modo il reazionario torna utile al suo contraltare: il rivoluzionario che in ultima analisi può definirsi “colui che distrugge il limite”.

Perché è banale ricordarlo, ma per oltrepassare o distruggere il limite bisogna che lo si conosca e per non cadere nell’inganno di credere di averlo distrutto quando ancora ci sta davanti.
Da questa premessa e da una riflessione nata in questi giorni a latere della querelle “Passaggio al Bosco” da cacciare da “Più Libri più liberi”, nasce la mia idea di casa editrice reazionaria.

I boicottatori prog pongono un limite alle presenze, escludendo ogni pubblicazione anche velatamente bollata come “fascista”. Con lo stesso metro di giudizio il prog accorto dovrebbe aggiungere un limite anche nei confronti di quelle pubblicazioni che si fanno portavoce del pensiero “comunista” e istigatrici di violenza. Ma così facendo i limiti si moltiplicherebbero all’infinito coinvolgendo anche tutte quelle case editrici che ospitano o hanno ospitato autori in odore di fascismo e quindi creare un limite anche per insospettabili come: Adelphi, Einaudi, Garzanti, Feltrinelli, Laterza (solo per citare le più in vista. Tutti questi limiti sono per il reazionario degli pseudo-limiti e non vanno pertanto rincorsi, né tantomeno difesi.

Ed ecco la mia idea di casa editrice reazionaria. Il limes viene spostato oltre tutte queste censure e viene postulato il principio: “il limite della pubblicabilità è quello della letteratura. A insindacabile giudizio del lettore”. Il limite ultimo è quello della letteratura, oltre il quale la parola svanisce.

L’editore reazionario, pertanto, produrrà dei magnifici oggetti rilegati col filo, di carta antica, con copertina rigida rivestita in cuoio. Non ci sarà nessun titolo, non ci sarà il nome dell’autore, né quello dalla casa editrice. Nessuna prefazione precederà il testo, nessuna postfazione lo seguirà. Nessuna nota a piè di pagina, specie quelle di stampo pedagogico utili ad istruire il pupo.

Il libro verrà venduto in forma anonima tanto che il lettore all’atto dell’acquisto non saprà se sta acquistando un romanzo, un saggio, una raccolta di poesie, un libro illustrato per bambini. Non saprà se si tratta di un classico ristampato o di un autore contemporaneo. Il puro testo, offerto al lettore così come è stato scritto. Nessuna intermediazione o interferenza dei pedagoghi da strapazzo che ne vorrebbero indirizzare il gusto e l’interpretazione. Solo il confronto carico di aspettative e, perché no, di pericoli che il lettore dovrà affrontare da solo.

Non gli servono maestrine dalla penna rossa che gli indichino la via maestra della lettura e che lo mettano in guardia di fronte ai vicoli bui difendendolo dagli orchi. Il lettore sa difendersi da solo anche perché è consapevole che molto spesso gli orchi si travestono da nonnine innocenti e lo aspettano al varco per colpirlo nella maniera più subdola che c’è: per il suo Bene.

Diceva Oscar Wilde: «Non datemi consigli, so sbagliare da solo».
Eccolo il reazionario utile al lettore: “colui che si astiene accettando gli sfondamenti di tutti i limiti imposti in attesa di capire, nella sua riflessiva macerazione, quale sia in verità il limite ultimo e invalicabile per cui sia giusto morire”.

Aspettando Godot, il reazionario si astiene e medita.

  • 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐆𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢