JOSEPH DE MAISTRE. UN CONSERVATORE CONTRO LE IDEOLOGIE - un libro di Riccardo Pedrizzi

JOSEPH DE MAISTRE. UN CONSERVATORE CONTRO LE IDEOLOGIE - un libro di Riccardo Pedrizzi

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๐“๐ข๐ญ๐จ๐ฅ๐จ: Joseph de Maistre. Un conservatore contro le ideologie
๐€๐ฎ๐ญ๐จ๐ซ๐ž: Riccardo Pedrizzi
๐๐ซ๐ž๐ฌ๐ž๐ง๐ญ๐š๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ž: Marcello Veneziani
๐๐ซ๐ž๐Ÿ๐š๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ž: Giuseppe De Lucia Lumeno
๐๐จ๐ญ๐š ๐๐ž๐ฅ ๐ฉ๐ซ๐ข๐ฆ๐จ ๐œ๐ฎ๐ซ๐š๐ญ๐จ๐ซ๐ž: Gianfranco De Turris
๐๐ซ๐ข๐ฆ๐š ๐ž๐๐ข๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ž: 1975, Giovanni Volpe, collana Lโ€™Architrave
๐„๐๐ข๐ญ๐จ๐ซ๐ž: Solfanelli
๐€๐ง๐ง๐จ: 2025
๐ˆ๐’๐๐: 978-88-3305-659-3
๐€๐œ๐ช๐ฎ๐ข๐ฌ๐ญ๐š: https://www.edizionisolfanelli.it/demaistreunconservatore...

Riccardo Pedrizzi, con il saggio nato nel 1975 per la collana volpiana Lโ€™Architrave e oggi riproposto da Solfanelli, rimette al centro Joseph de Maistre nel suo impianto piรน duro โ€“ peccato originale, teodicea del sangue, Trono e Altare, legittimismo โ€“ e lo incastona in una cornice dichiarata: la cultura di destra come lavoro lungo, la controrivoluzione come chiave per leggere le crisi di ieri e di oggi. Il pregio del volume sta precisamente in questo: non spaccia un reazionario ottocentesco per un moderato ante litteram, ma mostra come funziona la macchina teologico-politica che lo sorregge. Resta perรฒ lโ€™idea, tutta demaistriana, che ciรฒ che altrove chiameremmo errore qui venga subito assorbito nel registro della colpa: non occasione di apprendimento, ma debito da espiare dentro una contabilitร  che รจ prima di tutto teologica.

La struttura รจ giร  una tesi. Veneziani apre con il de Maistre che ยซmuore con lโ€™Europaยป antirivoluzionaria: lโ€™Europa che crolla non รจ un continente, รจ un ordine sacro. De Lucia Lumeno porta il discorso al centro incandescente: il male come dato originario, il mondo come ยซimmenso altareยป su cui tutto viene immolato, la storia come teatro della Provvidenza. Questo modo di leggere le catastrofi come giudizi ha un doppio effetto: rende insopportabile ogni ingenuitร  sul progresso, ma tende anche a spostare verso lโ€™alto la responsabilitร  di ciรฒ che accade in basso, dove sono uomini concreti โ€“ e non solo disegni invisibili โ€“ a scegliere, sbagliare, insistere. De Turris ricorda lโ€™operazione Volpe degli anni Settanta e fissa il contesto: non un semplice classico, ma un autore messo al lavoro dentro una tradizione politica precisa. รˆ lรฌ, nel 1975, che il saggio di Pedrizzi prende forma; la nuova edizione del 2025 aggiunge soprattutto lo sguardo sullโ€™oggi, concentrato nella prefazione di De Lucia Lumeno, che rilegge de Maistre attraverso crisi della globalizzazione, relativismo e allarme per algoritmi e Intelligenza Artificiale. Poi il saggio di Pedrizzi prende il centro della scena e organizza la materia: biografia essenziale, contesto, nodi teorici, antologia. Non cโ€™รจ dispersione, non cโ€™รจ folklore.

Il saggio dellโ€™Autore tiene insieme tre livelli senza confonderli: teologico (peccato originale, colpa, sacrificio), storico (Rivoluzione, Terrore, Restaurazione), istituzionale (sovranitร , costituzioni, legittimitร ). La Rivoluzione francese non รจ solo un cambio di regime, รจ un attentato metafisico: lโ€™uomo che si pretende autonomo, il diritto che si sgancia da Dio, il popolo trasformato in mito astratto. Di fronte a questo, de Maistre risponde con un sistema compatto: niente ยซUomoยป universale, ma popoli concreti; niente contratto sociale, ma societร  che, per de Maistre, esiste da sempre; niente costituzioni scritte a tavolino, ma principi generatori religiosi e consuetudini sedimentate. Lโ€™uomo che emerge da queste pagine non รจ un sovrano del proprio destino, ma soprattutto un debitore: inserito in un ordine che lo precede, giudicato da una legge che non ha scritto lui, gli resta piรน il compito di obbedire che quello di sperimentare forme nuove di convivenza. Pedrizzi ricostruisce questo quadro con chiarezza e disciplina, senza scolorire il tratto teocratico che regge il tutto.

Lโ€™attualizzazione, affidata soprattutto alla prefazione di De Lucia Lumeno, non รจ un semplice gioco di analogie. Non basta dire: "anche oggi crisi, anche oggi disordine, dunque de Maistre ha ragione". Il libro prova qualcosa di piรน sottile: mostra come la critica demaistriana al razionalismo autosufficiente, al mito del progresso lineare, al relativismo etico continui a parlare proprio dove la modernitร  pensava di essersi blindata โ€“ diritto, tecnica, mercato globale, algoritmi. A sostenere questa lettura De Lucia non chiama solo de Maistre, ma anche il magistero recente: da "Populorum progressio" di Paolo VI al discorso di Ratisbona di Benedetto XVI, la diagnosi rimane la stessa โ€“ una modernitร  che separa sviluppo da giustizia e ragione da fede, aprendo la strada tanto al materialismo economico quanto ai messianismi politici. รˆ una scelta coerente con lโ€™impianto del libro, ma finisce per allineare senza distinzioni un pensatore di controrivoluzione e due papi che, nei testi citati, sul nesso fra fede e potere politico si muovono con molte piรน cautele. Quando la politica si riduce a gestione del rischio e la societร  a somma di individui proprietari, riemerge con forza la domanda su che cosa tenga davvero insieme un popolo. In controluce si avverte una fiducia forte nel gesto che giudica e ripara una volta per tutte. Meno spazio trova lโ€™idea di un tempo inteso come correzione continua, come processo in cui gli errori non vengono soltanto puniti, ma lavorati, rimontati, trasformati in altro. รˆ qui che il volume insiste su tradizione, autoritร , radici. Ed รจ qui che il lettore รจ costretto a fare un passo in piรน: quanto di questo bisogno di fondamento รจ luciditร , quanto รจ nostalgia di un principio che sollevi dallโ€™incombenza dellโ€™errore?

Lโ€™antologia fa da banco di prova. Le "Considerazioni sulla Francia" mostrano lโ€™occhio che vede nel Terrore non solo la violenza di un regime, ma la logica interna di unโ€™ideologia che ha spezzato il proprio legame col sacro. Il "Principio generatore delle costituzioni politiche" smonta con pazienza lโ€™idea che basti unโ€™assemblea per "fare una nazione": la costituzione, per de Maistre, o cresce per decantazione storica, o รจ carta votata alla dissoluzione. Sono testi urticanti per un lessico democratico maturo, ma proprio per questo utili: costringono a chiedersi su cosa si regga, nella pratica, un ordinamento costituzionale, al di lร  delle formule scolpite nei preamboli. Il libro non attenua le frasi piรน scomode, le incornicia in una bibliografia ampia e le lascia risuonare.

La problematicitร  vera nasce dal contatto fra questo impianto e il nostro presente costituzionale. Da un lato, de Maistre colpisce nel vivo quando denuncia lโ€™astrattezza di certi universalismi, la fragilitร  di istituzioni che non hanno piรน rituali nรฉ memoria, la retorica dei diritti sganciata dai doveri e dai corpi. Dallโ€™altro, la sua soluzione โ€“ sovranitร  che ยซviene sempre presa, mai dataยป, primato dellโ€™autoritร  religiosa, condanna radicale della sovranitร  popolare โ€“ collide frontalmente con ciรฒ che oggi chiamiamo stato di diritto. Quando lโ€™autoritร  viene caricata del compito di raddrizzare un reale ritenuto irrimediabilmente guasto, il confine tra fondamento e controllo si assottiglia: la stessa struttura che rassicura contro il caos puรฒ diventare il dispositivo che delimita, sorveglia, trattiene. Il merito del libro di Pedrizzi รจ non mascherare questa frattura. Non prova a conciliare de Maistre con il costituzionalismo moderno; mostra fino in fondo il punto di rottura e affida al lettore il compito di decidere se considerarlo una diagnosi ancora feconda o una via di fuga verso un ordine che non puรฒ piรน esistere se non al prezzo di una mutilazione pesante della libertร  politica.

In questo senso, "Joseph de Maistre. Un conservatore contro le ideologie" funziona meglio come strumento critico che come catechismo. Non chiede un atto di fede, chiede di accettare la prova: prendere sul serio un pensiero che legge la storia come giudizio e la politica come amministrazione del sangue, e verificare quanto del nostro vocabolario โ€“ diritti, popolo, nazione, tradizione, autoritร  โ€“ regga a questa pressione. Leggere la politica come gestione necessaria della violenza ha una sua luciditร  spietata contro ogni estetica pacificata del potere. Il rischio รจ che, a forza di descriverla cosรฌ, la violenza del potere, la violenza dello Stato, finisca per apparire meno discutibile di quanto in realtร  sia, quasi fosse un dato non negoziabile e non riducibile. Chi cerca conferme tranquille, troverร  qui un maestro troppo severo. Chi vuole mettere alla corda la propria idea di modernitร , troverร  in questo volume un avversario necessario, presentato con rigore, coerenza e senza sconti.

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