Accelerazionismo eretico - di Francesco Boco

Accelerazionismo eretico - di Francesco Boco

𝐎𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐫𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐧𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐫𝐞 𝐥’𝐚𝐯𝐯𝐞𝐧𝐢𝐫𝐞

Scheda libro

Accelerazionismo è il nome di una linea di pensiero che parte da un dato concreto: capitale e tecnica si alimentano a vicenda. Quando la computazione — calcolo automatico su dati che trasforma input in istruzioni operative (dal PLC all’IA) — entra nei processi, i feedback aumentano e cambiano i tempi di tutto. Si accorciano i cicli di produzione e innovazione (dal prototipo al mercato), del credito e dei prezzi (emissione, rischio, oscillazioni), logistici (ordine, instradamento, consegna), informativi/attenzione (raccolta dati, raccomandazione, trend) e perfino decisionali (dossier, simulazione, delibera). Su questo sfondo si innescano le deterritorializzazioni di Deleuze Guattari, Lyotard (Economia libidinale), l’immaginario cyberpunk, il laboratorio britannico anni Novanta (CCRU, Nick Land) che salda filosofia, sistemi complessi e cultura digitale fino a - nel 2013 - Srnicek Williams che riportano il tema sul tavolo istituzionale (automazione, pianificazione, uso pubblico della potenza di calcolo). Mentre Mark Fisher battezza l’ostacolo: “realismo capitalista”, difficoltà a immaginare alternative. La mappa del dibattito accelerazionista serve qui da cornice minima: una linea incondizionata (U/Acc) che affida tutto all’automazione dei processi e una linea di sinistra (L/Acc) che tenta un uso politico della tecnica.

Nel libro di Boco questo fine prende una declinazione eretica: predisporre le condizioni per un rovesciamento reale nel tempo sferico, con «minoranze qualificate» e un’Origine europea come propulsore. È, per usare le parole della prefazione «un fare sempre in atto» (A. Scianca). Quindi, non accelerare per accelerare, ma usare soglie, kairói e decisione di taglio per orientare i flussi — di capitale e prezzi, di dati e attenzione, di merci e logistica, di energia e infrastrutture, di norme/procedure e decisioni. È da qui che prende corpo un impianto operativo che definisce il perimetro politico della trasformazione.

Quando diciamo che la digitalizzazione «semplifica per governare», intendiamo una traduzione sistematica della realtà in tavole operative (tabelle, dashboard, indicatori). L’anticipazione diventa procedura - profilazione, predizione, prevenzione - tre modi di impostare il controllo e l’intervento, cambiando la postura di chi decide. Se lo spazio d’azione e il tempo a disposizione si assottigliano, il progetto perde il suo asse. Per rimetterlo in bolla servono misura, selezione e strumenti. Nietzsche entra qui come cerniera concettuale: la volontà come architrave del futuro - capacità di impegnare sé stessi in un disegno. Il libro propone di leggere tecnica e tempo lungo tre assi connessi: memoria (ciò che il sistema conserva e apprende), progetto (ciò che si intende costruire), decisione (il momento in cui si assume la responsabilità dell’intervento). Così si riaprono differenze e scarti contro la tendenza amministrativa a ridurre tutto ad adempimento e conformità — il «punto zero», cioè lo stato di minima variazione in cui procedure e KPI (indicatori chiave di prestazione) sostituiscono il giudizio dei decisori su merito, priorità e tempi degli interventi. La decisione ha senso quando tiene insieme memoria e disegno e muove i cardini senza spezzarli: è lì che si produce l’effetto politico che conta, la scelta del momento opportuno fondata su segnali chiari e responsabilità definite.

Nel pensiero di Boco, il labirinto digitale del capitale si costruisce per bloccare il rischio di caduta e di perdita di controllo: operativo (guasti, interruzioni di servizio, filiere che si fermano), finanziario (shock di prezzo e liquidità), informativo (rumore, manipolazione, latenza), decisionale (errori di modello, automatismi fuori soglia), politico istituzionale (potere senza responsabilità). Corridoi, filtri, recinti morbidi: l’architettura preventiva lavora di anticipo. Boco individua due uscite realistiche. La via dedalica: prudenza, piccoli passi, manutenzione continua. La via del taglio: un atto che interrompe l’automatismo e riposiziona i flussi.

L'Autore usa l’ipotesi landiana dell’automazione piena come stress test: se decisione, produzione, circolazione, desiderio, credito, sicurezza e sapere tendono a essere automatizzati, l’intervento umano si sposta su architetture, soglie e responsabilità. La linea left acc è trattata come repertorio di soluzioni (automazione come bene comune, piattaforme pubbliche, riduzione del tempo di lavoro) ma senza attendismo: il collasso non arriva da solo. Serve un innesto esterno, cioè una decisione capace di interrompere l’autoconservazione del sistema.

Se, come detto all'inizio, il baricentro del libro è il tempo sferico, l'«Origine» (il nucleo mitico storico europeo, forme, simboli, diritto, tecnica) è nell'«attimo» nietzschiano, insieme dietro e davanti a noi, fonte di senso e criterio di avanzamento. Prometeo rientra al banco come figura di lavoro: pressione degli eventi, decisione politica, possibilità di un «cigno nero» alla Taleb o di un «cavalcare la tigre» con le redini del progetto in mano per deviare la corsa della potenza del capitale verso forme di riequilibrio ultra-nichiliste.

Ma le immagini non bastano a spostare assetti reali: non aprono bilanci, non cambiano protocolli, non selezionano kairói. Servono luoghi di decisione (dove si firma e si risponde), criteri per i kairói (soglie, indicatori, finestre temporali), griglie di innesco (schemi condizionali espliciti: superata una soglia scatta un atto definito; aperta una finestra temporale si avvia l’operazione; rilevata un’anomalia si attiva il riposizionamento o il fallback) e una catena di responsabilità. Visione e misura stanno insieme per dare forza al gesto.

Il libro si fa leggere volentieri da chiunque abbia curiosità di sapere cosa si muove oltre l’orizzonte turbocapitalista, ma i suoi destinatari naturali e della proposta operativa che formula sono studiosi della tecnica, amministratori e operatori dell’infosfera, progettisti culturali, dirigenti dell’innovazione. L’attenzione richiesta viene ripagata in orientamento. L’uso migliore è pragmatico: costruire spazi di decisione, accelerare le verifiche, definire metriche del tempo opportuno, curare la forma dell’esecuzione. Così le «minoranze qualificate» diventano officine e la cultura esce dall’indignazione permanente e rientra nella manutenzione degli strumenti e degli standard per incidere sul presente.

— 𝗠𝗶𝗿𝗼 𝗥𝗲𝗻𝘇𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮